Copertina

Carmide è un personaggio dei Poems di Oscar Wilde del 1881, mentre Reading è la città nel cui carcere il personaggio più significativo dell'epoca vittoriana venne rinchiuso. Incentrato sulla figura di Wilde, questo libro estende il proprio raggio d'interesse anche su altri autori del periodo, da Yeats a Kipling, da Beerbohm a Crackanthorpe, analizzando i generi letterari in rapporto alle trasformazioni del costume e dell'establishment.

Il volume è richiedibile a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Qui allego l’Indice, la Premessa e il paragrafo dedicato a Whitman

CARMIDE A READING
Establishment , generi letterari e ipocrisia al passaggio del secolo

INDICE

Cap. 1 Establishment e generi letterari al passaggio di secolo

a) La favola culta come rifugio del desiderio di trasformazione
b) La poesia inglese dalla fin-de-siècle all’inizio del Novecento
c) Establishment e poesia

Cap. 2 Carmide a Reading

a) Le favole di Oscar Wilde
b) Wilde poeta
c) I miti di Wilde in Italia

Cap. 3 Ipocrisia e immagine di sé: la narrazione in versi

a) Rudyard Kipling poeta tra Kultur e Civilisation
b) La grande realtà di W. B. Yeats
c) Il libro bianco di Walt Whitman

Cap. 4 Ipocrisia e immagine di sé: la narrazione in prosa

a) Charlotte Brontë: Jane Eyre, i desideri della governante
b) Hubert Crackanthorpe o del naturalismo inglese
c) Max Beerbohm: la violenza della maschera di cera 
d) Beerbohm sociologo

PREMESSA

I capitoli di questo volume dedicato al decadentismo vittoriano sono andati componendosi nell'arco di oltre un decennio. La predominanza assegnata a Oscar Wilde - una predominanza che va dal titolo complessivo del volume (Carmide è personaggio dei Poems del 1881; Reading la città nel cui carcere il poeta fu rinchiuso) all’intero secondo capitolo a lui dedicato - è assolutamente voluta. Si tratta della stessa collocazione in luce che nel mio volume sui romantici (Perché era nato Lord) avevo conferito a Byron, e che nel prossimo lavoro sul Novecento verrà conferita a W. H. Auden.
Perché il mio obiettivo conclusivo è di porre i tre libri in sequenza, e - se sarà possibile - riunirli in un unico volume, dal quale emerga con chiarezza la continuità di questa figura di poeta-uomo pubblico, grandissimo personaggio e ancor più grande narcisista, disposto fino all’ultimo a pagare il prezzo più alto per le proprie scelte. Byron, Wilde e Auden - dunque - come la trasformazione nel corso di un secolo e mezzo di una grande maschera anglosassone. Perché tanto in Byron quanto in Wilde e Auden assistiamo fatalmente all’arrivo del momento in cui l’estetismo passa dal vitalismo estremo alla pulsione di morte.
Due autori appaiono eccentrici rispetto al corpus del libro: Charlotte Brontë, che cronologicamente precede il periodo storico-letterario preso in esame (ma è stata inclusa per costituire un ideale ponte verso la narrativa di Crackanthorpe); e Walt Whitman che non fa parte della letteratura inglese (Wilde - per altro - non lo poteva soffrire); eppure ho provato a immaginarlo reagire chimicamente tra Beerbohm e Kipling. E l’ho invitato a entrare.