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L’anticipazione di LPLC

L’anticipazione di GayNews

L’anticipazione di Nazione Indiana

Recensioni:

“Il libro scorre benissimo, suscita curiosità, interesse e partecipazione. E’ anche perfettamente calibrato, sia nella sua scansione narrativa, riflessiva e saggistica, sia nella sostanza della riflessione, che non esita a mettere in luce, quando è necessario, anche i lati discutibili dei tre autori considerati. Bellissima l'idea iniziale, riassunta nell'acronimo BWA!” Fabio Pusterla

“Dopo tanta autofiction, questo è il primo libro italiano di fictional criticism: altra cosa rispetto alle biografie e alla critica impressionistica. Qui non si impone nulla, ma si porta il lettore a condividere, mettendo insieme - metodologicamente - Sainte-Beuve e Proust, vita e analisi, finzione e critica. E grazie all’invenzione delle tre vite in una, alla fine si legge l’opera come un romanzo cubista. Se i cubisti infatti rappresentano il soggetto da punti di vista spaziali diversi, questo libro lo rappresenta da tre tempi diversi, ponendosi come interrogazione metaletteraria.” Gandolfo Cascio

“E' un testo piacevolissimo, dallo stile accattivante e intrigante - e dice cose importanti. Mi piace molto l'apertura autobiografica, per poi passare ai tre, anzi all'uno - BWA.” Diego Saglia

“Con Due Pub, tre poeti e un desiderio l'esperimento di fictional criticism mi sembra riuscito molto felicemente, costruendo, cosa rara, un racconto insieme godibilissimo e colto, che riesce a unire vena riflessiva e biografia, offrendo alle questioni di gender una prospettiva, e una concretezza storica, che apre molte finestre intersezionali”. Italo Testa

“La lettura di “Due Pub, tre poeti e un desiderio” mi sta accompagnando giorno per giorno, regalandomi non solo emozioni ma un vero e proprio diletto interiore”. Francesco Lepore

“Come sempre, di fronte a un nuovo libro di Franco Buffoni, la sorpresa è - almeno per me - la prima reazione: trovandomi puntualmente di fronte a un’ulteriore testimonianza di una versatilità creativa davvero instancabile. Con “Due pub, tre poeti e un desiderio” è riuscito a rinnovare finanche il genere tradizionale della “biografia letteraria”: impresa non certo facile…”. Arturo Mazzarella

“Caro Franco, sono in USA e mi sono portato Due pub, tre poeti e un desiderio: un capolavoro, bravo! Appena torno, vorrei sentirti, caramente…” Corrado Levi

“Corposo e ricco - e nello stesso tempo fresco e nuovo, in controluce poetico - Due pub tre poeti e un desiderio. Per l’arco di tempo affrontato, per i tre personaggi descritti e approfonditi, il testo è prezioso; ma è la filigrana poetica - rappresa nella forma dei brevi paragrafi - la cosa più bella di questo libro. Unitamente al piacere della lettura e della scoperta storico-letteraria sullo sfondo della conquista dei diritti civili.” Francesco Vitobello

Due Pub, tre poeti e un desiderio è un racconto-saggio con una scansione, una metrica, direi, godibile ed eccezionalmente efficace. L’autore riesce a creare specchi interni, echi continui, a cogliere continuità proprio nelle differenze, a usare politicamente le vite intime, a esercitare la critica letteraria come va usata, non fine a sé stessa, ma per migliorare le nostre conoscenze generali, latamente umane. Dalla concatenazione dei tre protagonisti emergono molte altre vicende. E' pazzesco pensare a quanta sofferenza è stata creata in moltissime persone tra Otto e Novecento. L'Inghilterra viene additata proprio nel nodo indissolubile fra potenza e repressione, fra evasione e conquista. Il Grand Tour, l'Italia selvaggia, arcaica e cattolica, da Ravenna a Napoli a Ischia, la stessa Grecia, sono stati sia un sogno di armonia regressiva come fuga dalla "civiltà", sia il campo aperto a un'ennesima rapacità colonialista. Non a caso uno dei leitmotiv è l'abitudine alla frequentazione dei prostituti. Il rapporto fra gli illustri letterati e la terra della libertà è assialmente sfasato; da qui il conflitto interiore tra i benefici della cultura e della civiltà e il prezzo che essa pretende. Un altro aspetto è quello di un'omosessualità "normata" e quindi infine "normale", secondo quanto discende dalla tradizione di Bentham. Dal libro emerge con grande lucidità come questo obiettivo non fosse proprio quello dei tre poeti, i primi due legati a doppio filo alla maschera della propria eccezionalità, e il primo e il terzo a quella elegantissima della perizia letteraria. Tanto è vero che lo spiritualista Byron "è poco meglio di un cristiano", mentre Wilde e Auden andranno in braccio alla Chiesa cattolica, e a quello che chiamerei il suo "rigore permissivo". Peccare, sapendo cattolicamente di peccare, e voler continuare a farlo, in vista del perdono sempre possibile, anche in virtù delle "buone opere", naturalmente in primis letterarie. Un grande tema, allora, è proprio quello del "tragico ridicolo", di un'ostentazione spostata sulle stravaganze più ardite e al tempo stesso innocue. Il libro fa ben capire quanto penoso e insieme piacevole sia stato questo travestimento, questa ambiguità costitutiva: in Byron e Wilde ha generato quella coazione a ripetere che li ha portati alla rovina. Ma credo anche che la "doppiezza" sia stata un tesoro irrinunciabile di poesia allusiva, di derelitta esaltazione, di idealizzazione "grecizzante". Per questo la "libertà" e la "normalità" impedite si sono riproiettate così facilmente nell'eccesso, in una "perversione" accettata e agìta, autopunitiva. E ancora: nei fatti, Stato etico alla tedesca e Stato liberale anglosassone si sono assomigliati fin troppo, e per fin troppo tempo. In questa luce, potremmo rileggere efficacemente i motivi e i meccanismi che hanno portato allo scoppio della Grande guerra: confronto fra organismi ancora totalitari e reciproci, speculari. Infine (ma i temi sarebbero ancora moltissimi), il tema del perdono. Sono d'accordo con chi lo ritiene grottesco, anche solo a pensarci. Cosa farsene del perdono della signora Elizabeth Windsor, nei confronti di chi ha subito inaccettabili brutalità e obbrobri giuridici? Naturalmente, il perdono dovrebbe avvenire a parti inverse. E comunque è un tema scivoloso. Ricordo quando Giovanni Paolo II chiese perdono per la condanna di Galileo: secondo me fece malissimo a chiederlo (chiederlo a chi, poi?), perché un pentimento dovrebbe implicare la radicale revisione dei fondamenti intellettuali o fideistici che hanno portato al "peccato". Di fatto Due pub tre poeti e un desiderio è un'agilissima enciclopedia del pensiero moderno e contemporaneo, in cui molto è in gioco, ma anche un trattato di storia, di sociologia, di estetica, di psicologia. S'impara tantissimo, si pensa con facilità e grande frutto. La crescente serenità nei confronti delle diverse opzioni amorose e sessuali vissute dall'essere umano è uno dei pochi dati interamente positivi di questa nostra anche spaventosa fase storica. Paolo Febbraro